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Filippo Giotto

Social Media Manager Banca Mediolanum

BIOGRAFIA

Su cosa si basano i miei insegnamenti?
C’è ancora molta confusione su cosa rappresentano i Social Media per le persone e per le aziende, da qui la difficoltà nel far percepire il valore del lavoro svolto dietro le quinte e di chi se ne occupa attivamente tutti i giorni, sia questo un freelance o un uomo d’azienda.

Eppure gli addetti ai lavori sanno bene cosa significhi far funzionare tutto e mantenere quell’equilibrio precario tra desiderio interno, esigenze del mercato, equità della conversazione con utenti e persone e numeri da raggiungere. Ma allora cosa manca? Perché è ancora così faticoso far comprendere alle aziende che questo lavoro non lo fa “quello che è bravo a smanettare su internet”?

Come molti, pure io ci sono passato; ed è buffo osservare come ancora oggi non sia raro assistere a déjà-vu, ma con una grande differenza rispetto al passato: l’espressione dell’interlocutore quando gli racconto cosa c’è oggi dietro i Social Media a livello organizzativo, di processi e di squadra di lavoro.

Ecco cosa ho scoperto.
Nel mio lungo percorso attraverso il mondo dei Social Media in azienda ho realizzato come sia fondamentale un’evoluzione dell’approccio. Si passa da un modello “solista” a un sistema organizzato e strutturato, dove gli attori diventano le persone di tanti dipartimenti e i protagonisti si chiamano regole, policy e processi.

Tutto ciò consente ai Social Media di mostrare la loro vera anima, quella ben nota a noi addetti ai lavori ma tanto sconosciuta a chi parla lingue diverse. Un’anima fatta di opportunità di business, certamente, ma anche di strumenti di tutela del marchio, delle persone che vi lavorano, di mitigazione del rischio. Hai mai pensato che i Social Media non siano solamente comunicazione?

Cosa ti propongo di nuovo?
Tra il dire e il fare… tanta accademia intorno a come si deve comunicare, come creare valore nel messaggio, come ingaggiare gli utenti, come creare contenuto. Ma poco, pochissimo su come costruire le fondamenta di questo lavoro dal punto di vista organizzativo.

Tool e piattaforme sono certamente indispensabili, ma non bastano. Senza policy e processi chiari e condivisi ci troveremo sempre in grande difficoltà e non riusciremo a svolgere pienamente il nostro ruolo che, ricordiamolo, non è di smanettare sui social bensì di rappresentare il Brand sui Social Media garantendone la tutela e adottando tutte le soluzioni necessarie per mitigare i rischi derivanti da questa esposizione.

Cosa ho capito di questo mestiere?
Tutti conosciamo le tesi del Cluetrain Manifesto che illuminano la via di chi opera in questa arena, indipendentemente dal ruolo di SMM, Community Manager e altro ancora; sono tesi fondamentali per non perdere la rotta. Io per primo le ho trovate e continuo a considerarle “la bussola”, tuttavia da sole non bastano, anzi: ricordiamoci che è altrettanto importante raggiungere i “numeri” da scrivere in basso a destra alla fine dell’anno.

Ho imparato che per fare i numeri, qualunque essi siano, occorre una base solida e un’organizzazione della squadra e degli strumenti che non lascino spazio a imprevisti e a vicende che ci colgono indecisi sul da farsi. Servono regole che vadano al di là della Netiquette, processi interni che coinvolgono numerosi dipartimenti aziendali, tempi certi di ingaggio e un forte commitment di tutti gli attori.

Il mio invito personale.
Forse è giunto il momento di rendere giustizia a tutte quelle volte in cui il tuo lavoro nel mondo dei Social Media non è stato compreso. Gli strumenti per scalare esistono, sono molti e se usati bene consentono di trarre un immenso valore dalla presenza Social del Brand, e di farne percepire l’importanza a tutti i livelli.

Se hai sentito troppe volte la frase “voi dei Social che state su facebook tutto il giorno” oppure “non ti basta il cellulare per farlo?”, allora è il momento di parlarne.

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