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  • Un template utile per progettare un piano editoriale mirato per Instagram

    16 Giugno 2020

    Orazio Spoto, Instagram Expert & Presidente di Instagramers Italia e docente del Master online in Social Media Marketing, ci spiega da dove partire per creare un piano editoriale per Instagram, utilizzando gli strumenti giusti.

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    Instagram è una delle applicazioni più famose e senza dubbio è l’applicazione del momento insieme a TikTok.

    Come ogni progetto social è molto facile avviare un account su Instagram: è gratuito, rapido e bastano pochissime informazioni.

    Nelle diverse lezioni che tengo, è il primo compito che affido agli studenti!

    Scegliere il nickname, realizzare la biografia, inserire un link, scegliere un hashtag, impostare la foto profilo. E naturalmente scegliere se si vuole creare un account personale o si vuole passare ad un account business.

    Aprire un account su Instagram è la parte facile.

    Come in ogni progetto social la vera difficoltà sta nel mantenerlo attivo e renderlo vitale nel tempo. Non solo, la stragrande maggioranza delle persone pensa che aprire un account e pubblicare ogni tanto qualche contenuto (possibilmente bello) basti e avanzi.

    In realtà manca un pezzo fondamentale, ossia la capacità di intervenire e interagire con i commenti del pubblico, con le mention che inevitabilmente riceverete e con gli account che si è deciso di seguire.

    È per questo che diventa fondamentale e strategico padroneggiare il piano editoriale del nostro account. Quattro sono gli elementi fondamentali che abbiamo individuato per poter gestire correttamente un profilo su Instagram

    • Il primo elemento portante è avere un contenitore
    • Il secondo, ma che vale come il primo, è avere dei contenuti
    • Il terzo elemento è nel saper dosare correttamente i contenuti all’interno del contenitore
    • Il quarto elemento sta nel saper governare gli eventuali feedback del pubblico Andiamo a vedere nel dettaglio tutti i punti.

    Come creare un piano editoriale per Instagram

    1. Contenitore

    Il contenitore è uno spazio all’interno del quale poter stoccare i contenuti che andremo a pubblicare sull’account Instagram.

    Dovete sapere che un account Instagram non viene seguito solo per un singolo scatto o un video ma viene seguito per il suo insieme.

    Il colpo d’occhio, un elemento cromatico comune, una certa ripetizione nello stile visivo, sono tutti elementi essenziali per convincere un utente a diventare un seguace o follower, per essere più contemporanei nei termini.

    Questo concetto che a parole è molto facile, non lo è alla prova dei fatti. Non a caso uno dei grandi problemi che si trovano ad affrontare le aziende, le agenzie e in generale tutti quei soggetti che sono coinvolti nella gestione quotidiana di un account Instagram è proprio saper reperire e organizzare i contenuti.

    Sul come reperire i contenuti ci arriveremo fra poco. Concentriamoci per il momento sull’organizzare. Va detto che esistono decine di servizi (a pagamento, gratuiti, freemium…), eppure vi dirò che un file excel è la soluzione più pratica.

    Del resto tante volte mi è capitato di partire con le migliori intenzioni, ma davanti ho sempre clienti con diverse skill e tutti con poco tempo. Imparare a usare un nuovo software richiede un tempo di apprendimento che non sempre si ha.

    Anche perché spesso il progetto di cui si è parlato per un anno, potrebbe decollare con un effetto simile a quello del salto nell’iperspazio del Millenniun Falcon di Star Wars.

    Ecco che un bel file che contenga da una parte il nome dell’immagine e dall’altra le caratteristiche macro dell’immagine stessa – ad esempio il tema cromatico, gli hashtag più facilmente associabili ed eventuali soggetti rappresentati – diventa un prodotto che tutti possono usare da subito.

    Escluderei anche i file in cloud.

    Non sempre una azienda può accedere a servizi cloud e quindi si rischiano altre colossali perdite di tempo.

    Importante, il file contiene gli elementi testuali. Le immagini devono poter essere in una cartella, assicurandosi che abbiano una ottima qualità.

    E se non volete perdere tempo prezioso in allineamenti, identificate una nomenclatura dei file condivisa e chiara per tutti.

    piano editoriale per instagram - persone che usano instagram sullo smartphone

    2. Contenuti

    Una azienda che decide di mantenere attivo un account Instagram ha chiaramente bisogno di contenuti, non importa che siano post, video, storie o caroselli. Parliamo sempre di contenuti e questi sono i modi per ottenerli:

    Produrli da voi

    – Prelevarli da banche immagini

    – Farli realizzare ad autori/content creator o influencer

    – Farli realizzare dai propri follower

    Sul punto 1, abbiamo una letteratura nutrita.

    Prima dei post di Instagram, le aziende hanno iniziato a produrre post per il proprio blog aziendale.

    All’inizio tutto andava bene ma poi le aziende hanno cominciato ad avere tutte le stesse idee e hanno saturato il web di contenuti più o meno simili.

    Ognuno di essi era un po’ il copia incolla dell’altro.

    È per questo che hanno cominciato a prendere piede i guest post. Prelevarli da banche immagini: a mio parere questa è l’ultima delle opzioni.

    È vero che anche le banche immagini sono piene di immagini di instagramer, ma ancora oggi gli scatti sono tipicamente americani e tipicamente irreali. Instagram ha invece un suo registro linguistico e visivo che va rispettato.

    Per farvi un esempio di quello di cui parlo, andate a dare una occhiata all’account “Insta Repeat”. La considero la bibbia dei luoghi comuni di Instagram. E proprio per questo vi dico: fatevi ispirare.

    Coinvolgere gli autori: è il trend del momento.

    Un autore (nei miei corsi spiego che esistono tre categorie: gli autori intesi come fotografi, le celebrità social e i community manager) è una figura in grado di realizzare contenuti piacevoli e di convogliare il proprio pubblico verso il vostro account.

    Per questo è fondamentale pretendere da un autore due cose: creatività e numeri veri. Infine ci sono i progetti user generated content.

    La meccanica è semplice:

    a) definire un hashtag con la regola delle tre I: inedito, italiano e ispirazionale

    b) chiedere ai propri follower di usarlo

    c) pubblicare e menzionare i contenuti con hashtag realizzati dai propri follower.

    3. Dosare

    Ora tutti questi elementi vanno mescolati fra loro facendo attenzione a rispettarne le quantità, un po’ come se si trattasse di una ricetta.

    Il tavolo sarà il nostro file excel ed è li che dovremo piazzare le pedine.

    Per cominciare, i contenuti user generated content (UGC) non arrivano subito.

    Bisogna infatti avere un account con numeri interessanti (che non siano esclusivamente il numero di follower) per ingolosire gli utenti ad usare l’hashtag di riferimento.

    Anche il premio, che pur deve esserci, non deve essere necessariamente economico. Infatti questo avrebbe una valenza tattica e di breve durata.

    Meglio puntare al repost con una attività continuativa.

    Questa attività richiede tempo e rientra di diritto nelle attività strategiche e non tattiche.

    Gli attori principali in questi casi sono gli account che parlano di destinazioni turistiche, ma questo tipo di approccio può rivelarsi interessante anche per produttori di oggetti.

    A meno che non siate dunque una destinazione turistica, dove si può azzardare che anche la metà del proprio piano editoriale sia costituito da contenuti UGC, suggerisco di attestarsi intorno al 25% sul totale dei contenuto previsti dal piano editoriale.

    Pensare di delegare il nostro piano editoriale agli autori? Rischioso, oltre che costoso.

    Oramai un bravo autore chiede, giustamente, qualcosa in cambio. Sempre più spesso soldi, ma si potrebbe anche ipotizzare un cambio merce.

    Suggerisco quindi di non andare oltre il 25% del piano editoriale.

    La produzione di contenuti diventa allora la soluzione più lungimirante: saperli produrre e lavorare sull’engagement. Ovviamente farete molti errori ma avrete anche modo di comprendere al meglio come funziona l’algoritmo di Instagram e come adattarvi ad esso.

    Un suggerimento: ricordatevi sempre che un buon produttore di contenuti aziendali non sempre è un ottimo fotografo e viceversa. Tante volte ho visto magnifici still life al posto di immagini che invece devono mettere al centro di tutto l’utilizzo di un prodotto.

    Tante volte si pensa a fotografare gli oggetti per poterli inserire in cataloghi e/o siti web. In altri casi il prodotto è fin troppo visibile e contiene dettagli pensati per essere guardati su una stampa, senza caption e sapendo che l’osservatore avrà diversi secondi per gustarsi l’immagine.

    Esattamente il contrario di ciò che avviene su Instagram.

    Massimo un secondo per giudicare l’immagine, lo schermo è quello di uno smartphone che per quanto XXXXL sarà sempre piccolo.

    Alla luce della sua importanza quindi i contenuti aziendali dovrebbero coprire il 50% del nostro piano editoriale. Il 100% dei contenuti, ricordate, non deve essere erogato solo attraverso dei post ma anche attraverso le storie e i reel.

    Queste ultime, ufficiosamente, avrebbero già superato per popolarità i post statici. Quindi potete per il momento dividere esattamente i contenuti realizzati per i post , quelli per le storie e quelli per i reel.

    Suggerisco di usare le storie per i repost.

    Infine la frequenza.

    Ad oggi Instagram e il suo algoritmo prediligono una attività costante, ossia quotidiana se non di più e in base alle statistiche viste in questi anni, il weekend è di media ugualmente apprezzato come lo sono i giorni feriali.

    Dunque idealmente dovreste poter pubblicare un contenuto al giorno, sette giorni su sette. Ecco quindi come potrebbe sembrare un piano editoriale ben bilanciato.

    Se proprio con Excel non vi trovate, vi segnalo due alternative altrettanto semplici:

    – Google Calendar: sì, per fare un calendario editoriale si può usare… un calendario! È gratuito ed è condivisibile con il vostro team.

    – Trello: è un tool online (e una app) che vi permette di creare bacheche organizzate in cui inserire task (testi, liste, to-do, immagini e file) che possono avere scadenze, assegnazioni a diversi membri del team, e tag personalizzati.

    4. Governare

    Non esistono software ancora in grado di sostituirsi all’uomo.

    E solo pensare che un like o un commento automatizzato, grazie a software comunque non autorizzati dai termini e condizioni di Instagram, possa essere efficace è segnale di relativa inesperienza sul campo.

    Il mio suggerimento è quello di non rispondere a tutti i commenti, concentrandosi su quelli che fanno domande e richieste specifiche.

    Potreste ricevere anche commenti di elogio per il vostro lavoro.

    Ringraziate ma non serve farlo subito. Vi suggerisco di creare inoltre dei processi in grado di prevedere chi risponderà cosa e quando. I commenti infatti potrebbero contenere domande specifiche oppure delle lamentele o peggio ancora delle dure critiche.

    Capite quindi che è necessario impostare una scala gerarchica anche fra coloro che seguono l’account e prevedere in anticipo dei processi in modo tale da governare la situazione ed essere pronti a reagire.

    Non ultimo, impostare delle risposte automatiche a chi vi mette like o fa un commento potrebbe essere tutt’altro che produttivo come atteggiamento.

    Conclusioni

    Bene, ora tocca a voi.

    Costruite una griglia e inserite nel modo a voi più congeniale queste attività e il chi le segue. Avrete organizzato le vostre attività e il vostro account non potrà che crescere, organicamente!

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