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  • Come vendere online anche all’estero, senza rischiare multe e problemi legali

    30 Maggio 2018

    In questa intervista ad Andrea Missori, Dottore Commercialista e Revisore Legale dei Conti nonché docente del Master Online in eCommerce Management, parliamo di quali sono gli aspetti normativi che riguardano più da vicino il mondo del commercio elettronico, di quali informazioni deve contenere un buon eCommerce e di quali sono i suoi principali obblighi di legge, soprattutto se si ha l’intenzione di portare il business all’estero.

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    Aspetti fiscali, obblighi ed errori da evitare per vendere online all’estero

    In breve, quali sono gli aspetti fiscali da considerare prima di lanciare un eCommerce?

    «Una delle peculiarità del commercio elettronico è quella di consentire lo svolgimento del business prescindendo da elementi materiali (bene ceduto o sede dell’attività) che, nelle forme di commercio tradizionale, collegano una transazione a un determinato territorio. Questo aspetto ha rappresentato l’elemento potenzialmente in grado di rendere inapplicabili i tradizionali criteri di tassazione previsti dalla fiscalità internazionale.

    È per questo che la pianificazione fiscale delle cosiddette imprese multinazionali dell’economia digitale rappresenta una delle principali issues caratterizzanti l’attuale contesto della fiscalità internazionale, a motivo anche del loro rilevante impatto mediatico: basti pensare ai recenti casi Google, Microsoft, Apple, Ebay, Facebook, Amazon, ecc., imprese multinazionali operanti nel settore dell’economia digitale caratterizzate da un’elevata redditività accusate dai diversi Governi nazionali di “non pagare” nei Paesi in cui operano».

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    «Focalizzando l’attenzione sulla questione relativa all’imponibilità delle operazioni concluse online, occorre fare la distinzione tra commercio elettronico diretto ed indiretto. Quest’ultimo rappresenta la prima e più diffusa forma di commercializzazione via internet: comprende infatti tutte le forme di vendita di beni materiali in cui il cliente ordina un prodotto consultando il catalogo disponibile online, mentre la consegna avviene attraverso i tradizionali canali di distribuzione.

    La questione si complica nel commercio elettronico diretto, in quanto le peculiarità della transazione, conclusa interamente online, rendono riconducibili i proventi percepiti dall’impresa, a seconda dei casi, a redditi d’impresa o a royalties. Nelle ipotesi di dubbia classificazione, una soluzione percorribile sembra essere quella di fare riferimento alla causale sottostante il pagamento. In una transazione in cui il consumatore “scarica” mediante downloading un prodotto digitale per proprio uso, la causale del pagamento non è rappresentata dall’uso (o dal diritto d’uso) del diritto d’autore; l’utilizzo del copyright, infatti, si limita ai diritti necessari per permettere all’utente di scaricare il prodotto sul proprio computer, salvarlo ed utilizzarlo. Il corrispettivo per il downloading del prodotto, quindi, non è qualificabile come royalty e rientra, più in generale, nella categoria del reddito d’impresa. Se, invece, la causale del pagamento è la cessione del diritto d’uso del copyright di un prodotto digitale, l’acquirente ottiene il diritto di riprodurre e distribuire il prodotto; pertanto, il corrispettivo è da qualificarsi come royalty.

    In estrema sintesi, lo Stato della fonte può assoggettare a tassazione i redditi d’impresa di un soggetto non residente solo in presenza, sul proprio territorio nazionale, di una stabile organizzazione; mentre, per le royalties, vige il principio del pagatore, secondo cui l’imponibilità dipende dal luogo di residenza del soggetto che eroga il corrispettivo.

    In generale, qualora le operazioni di commercio elettronico coinvolgano soggetti residenti in Stati diversi, occorre valutare in che misura lo Stato della fonte possa vantare la propria pretesa impositiva sui redditi realizzati attraverso internet da un operatore straniero».

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    Dal punto di vista legale quali sono gli errori più comuni che vengono commessi quando si avvia un eCommerce?

    «Sul piano giuridico, il cosiddetto contratto telematico è indubbiamente il fulcro del commercio a distanza e lo strumento indispensabile per lo sviluppo dello shopping online. Il primo snodo critico che deve essere affrontato riguarda l’individuazione del complesso delle norme sostanziali che andranno a disciplinare il rapporto contrattuale. Tale step non va confuso con la scelta della giurisdizione, attinente, invece, al metodo di risoluzione delle potenziali controversie. La questione assume rilevanza primaria anche qualora i soggetti abbiano predisposto un testo contrattualmente autosufficiente e dettagliato, dal momento che il significato e il contenuto effettivo delle pattuizioni dipenderà in ogni caso dal coordinamento tra queste e il diritto applicabile».

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    «Prendendo le mosse dal caso in cui le parti nulla abbiano disposto al riguardo, ecco che ad essere prese in considerazione saranno le norme di diritto internazionale privato in ciascun paese. Tali norme, a seconda del paese, possono tuttavia prevedere criteri di collegamento sensibilmente diversi, con la conseguente possibilità di pervenire a risultati confusi o contraddittori. A fronte delle considerazioni svolte, va detto che tutti i principali ordinamenti giuridici riconoscono alle parti del contratto internazionale la possibilità di scegliere autonomamente a quale legge subordinare la disciplina. A tal fine è necessario che la relativa clausola risulti tanto semplice e chiara da evitare quanto più possibile lo scaturire di contrasti interpretativi, con l’avvertenza che dovranno in ogni caso essere rispettate:

    – le norme inderogabili del sistema prescelto; – le norme definibili come “internazionalmente imperative”

    Talvolta il riferimento a un determinato corpus normativo viene operato escludendo le norme di diritto internazionale privato dello stesso, onde evitare che attraverso l’applicazione di queste ultime si possa avere un rinvio (non voluto) alle norme di un paese terzo, problema che tuttavia nel contesto UE non si presenta».

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    Perché e come internazionalizzare la tua impresa online

    Quali sono i principali vantaggi competitivi per un eCommerce che decide di aprirsi al mercato estero? Quali i rischi?

    «Trovare nuovi sbocchi commerciali, sottrarsi alla guerra dei prezzi, ridurre i rischi differenziando i mercati: sono alcuni dei motivi che possono spingere le imprese verso l’internazionalizzazione.

    Nell’attuale contesto economico, l’internazionalizzazione delle attività rappresenta una fondamentale modalità con cui l’impresa crea valore, estende il proprio vantaggio competitivo, remunera le risorse investite e accede a nuove opportunità e mezzi per la crescita.

    Si tratta chiaramente di un percorso complesso che non va sottovalutato, accompagnato da un processo di trasformazione aziendale fondamentale e spesso irreversibile che riguarda gli aspetti finanziari, la struttura organizzativa e tecnica, il posizionamento sul mercato, la gestione delle risorse umane. Tale processo, al quale si connettono implicazioni di diversa natura (politiche, culturali, giuridiche e perfino ambientali), tende a creare mercati che trascendono i confini nazionali, fino a divenire mondiali o appunto “globali”.

    Le aziende devono confrontarsi con l’economia mondiale in quanto questa fornisce gli sbocchi di mercato, i canali di approvvigionamento, le conoscenze, le tecnologie e in definitiva, tutti gli stimoli utili per la sua attività».

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    «L’integrazione dei mercati implica per le imprese:

    – confrontarsi con nuovi concorrenti, nuovi clienti e nuove regole; – ridefinire la divisione internazionale del lavoro, l’organizzazione interna e della strategia; – considerare la volatilità delle condizioni di mercato.

    In questo contesto appaiono di fondamentale importanza una serie di strumenti informativi che possono aiutare le imprese nell’acquisizione di dati e informazioni utili per approcciare in un mercato estero.

    A prescindere dall’area geografica su cui si intende puntare, l’importante è avvalersi di una pianificazione dettagliata in modo da poter ridurre i possibili rischi. Il processo di pianificazione dovrà essere interno (attraverso check-up aziendali) ed esterno (studi di mercato, business plan, piani di marketing) così da individuare sia il posizionamento esterno che la strategia».

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    Quali sono gli step fondamentali del processo di internazionalizzazione di un eCommerce?

    «Il processo di internazionalizzazione costituisce un sentiero virtuoso ma sono diverse le opzioni che l’imprenditore ha a disposizione per andare ad operare all’estero. È utile evidenziare come al diverso grado di internazionalizzazione delle scelte organizzative poste in essere sia associabile un diverso livello di controllo della soluzione implementata. Di fatto, la soluzione di trasferire all’estero l’attività di direzione e coordinamento ha una valenza strategica assai elevata per l’intera organizzazione, in ragione del fatto che spesso determina un cambiamento delle politiche e nella mentalità manageriale e gestionale che si riflette sull’organizzazione e ancora di più sull’attività svolta dall’impresa.»

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    «La scelta dell’imprenditore di guardare al di fuori del panorama italiano risulta dunque strategica ma presuppone una buona pianificazione dei tempi e dei modi, così da risultare in sintonia con gli obiettivi di crescita della propria attività imprenditoriale. Una corretta pianificazione dell’internazionalizzazione consentirà all’imprenditore di meglio gestire la pressione competitiva preveniente da fattori esterni (concorrenti e fornitori per citarne alcuni) ma anche di risolvere positivamente le spinte interne dovute a un’effettiva crescita dimensionale dell’attività economica, da cui discende l’esigenza di adattamento e ripensamento della stessa struttura organizzativa.

    Al riguardo, una corretta pianificazione dovrà prevedere:

    1- definizione della strategia di business con l’individuazione dei paesi e società obiettivo;

    2- studio di fattibilità dell’idea imprenditoriale;

    3- studio paese: – rischio politico – rischio sociale – rischio economico (e bancario) – rischio giuridico – rischio finanziario (entrata/uscita capitali) – disciplina antiriciclaggio

    4- Analisi delle implicazioni fiscali relative ai rapporti internazionali: – individuazione della base imponibile e della residenza dei soggetti passivi – doppia imposizione internazionale – modello di convenzione OCSE – stabile organizzazione nell’economia digitale (progetto BEPS – OCSE) – la subsidary (dividendi, interessi e royalties) – credito d’imposta – aspetti IVA nei rapporti B2B e B2C

    5- Sviluppo del piano industriale: – descrizione del progetto e degli obiettivi – definizione del piano commerciale – analisi strategica della penetrazione commerciale – analisi del mercato – investimenti e M&A – definizione del piano finanziario – analisi dei costi fissi e dei costi variabili – predisposizione conto economico di gestione caratteristica – previsione dei flussi di cassa attesi»

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